martedì 24 aprile 2012

Recensione L'Arrivo di Wang

In foto Ennio Fantastichini (57 anni) è Curti nel film di Antonio Manetti, Marco Manetti.
L'arrivo di Wang

Premessa

Nel corso degli ultimi due anni si è assistito ad una sorta di rinascita del cinema Italiano con produzioni più o meno riuscite che spaziano dalla commedia fino ad arrivare alla fantascienza, ed è proprio la fantascienza made in Italy che sta muovendo cercando di conquistarsi una fetta di pubblico. Se l’anno scorso un blando tentativo fu fatto con la pellicola 6 giorni sulla terra di Varo Venturi, quest’anno la sfida della fantascienza Italiana è stata accettata dai fratelli Manetti con il loro “L’arrivo di Wang”

 
Cast:

Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Antonello Morroni, Juliet Esey Joseph, Jader Giraldi.

Li Yong, Rodolfo Baldini, Massimo Triggiani, Angelo Nicotra, Furio Ferrari
Recensione:

Gaia una traduttrice esperta nella lingua cinese, lavora alla traduzione di un film che dovrà consegnare il giorno dopo, mentre lavora arriva una curiosa chiamata al cellulare per un lavoro di traduzione che le verrebbe retribuita con la somma di 2500 euro. Incuriosita accetta l’offerta e dopo pochi minuti Gaia si prepara per andare all’appuntamento, uscendo dal portone di casa per incamminarsi verso la nuova meta vede che ad attenderla ci sono due enigmatici uomini con un auto di colore scuro. Uno di questi si presenta e gli chiede di seguirla in macchina spiegandogli i pochi dettagli relativi al luogo dove si svolgerà il lavoro di traduzione affidatogli, l’uomo pero la benderà per evitare di riconoscere il posto dove la porteranno. La nostra traduttrice incuriosita e un po’ perplessa accetta di farsi bendare e parte con i misteriosi uomini. Una volta giunti sul luogo gaia nota che la struttura assomiglia ad una sorta di bunker con delle strane sigle sulle pareti “Settore3”. Un’altra strana richiesta consiste nell’eseguire la traduzione al buio, vista la delicata situazione del cliente.

L’arrivo di Wang è un film di fantascienza ben confezionato che rientra appieno nel canone del genere e ne presenta tutti i cliché come; agenti segreti, strutture governative, riservatezza e strani eventi. La pellicola dei fratelli Manetti cerca di ripercorrere quello che è stato fatto con altro film uscito nel 2009 chiamato “District 9” che affronta il delicato tema dell’immigrazione, risultando quindi sorta di copia. Quello che distingue le due pellicole è la presenza del dramma psicologico sul tema in questione e nel modo in cui viene affrontato.  Se in District 9 l’incpit di base è il ritrovarsi coinvolti in prima persona nell’essere un rifugiato,  quindi diverso con tutto quello che ne comporta come ad esempio l’essere braccato e discriminato, nella pellicola dei Manetti Bros la tematica è affrontata solo nell’aspetto psicologico. Questa produzione Italiana di fantascienza presenta una buona resa fotografica e un discreto utilizzo degli effetti visivi, per la realizzazione della creatura che risulta essere realizzata bene e integrata al contesto visivo considerando il basso budget a disposizione del duo di casa nostra. Discorso diverso per il resto degli effetti speciali che risultano usciti da qualche videogame degli anni 90s. Nonostante le premesse ci siano tutte per sfornare un prodotto di buona qualità questo film presenza dei difetti rilevanti che minano il risultato finale. Uno di questi è rappresentato dal ritmo frazionato, infatti se il film parte con un buon ritmo dopo poco si assottiglia e già ad un quarto dell’intera durata. Inoltre, alcuni frangenti della narrazione sono ripetuti troppe volte quasi a volere sottolineare una mancanza di idee. Solo nella parte finale la pellicola riacquista ritmo.

In conclusione questo “arrivo di Wang” non è un prodotto di eccelse fattezze ma comunque contribuisce ad arricchire il panorama Italiano delle produzioni fantascientifiche e aggiunge qualcosa in più a tematiche sociali affrontate in modo insolito. Un che film merita di essere visto almeno una volta.



Di Salvatore Farruggio
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